“L’opera nasce da una riflessione sull’interazione tra la mente e il corpo, illustrata quasi come fosse una tavola scientifica, dove però la figura umana è rappresentata da una venere (venere pudica). ho voluto interpretare questa interazione come un dialogo tra le due parti di sé, quella materiale e quella immateriale, che sono in costante connessione. un dialogo che conduce alla conoscenza di sé stessi - quello che i greci, tipo Socrate, chiamavano sophrosyne. una specie di temperanza.”